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Coronavirus, Bertossi (UISV): aziende siano messe nelle condizioni di ripartire

Enrico Bertossi, presidente dell’Unione Industriali della Provincia di Savona, interviene in merito alla cosiddetta “fase 2” dell’emergenza Coronavirus, con un appello pubblicato sugli organi di informazione.

Scrive Bertossi:

Stiamo vivendo una crisi senza precedenti e le azioni che mettiamo in campo oggi, per affrontarla, determinano conseguenze che incidono e continueranno a incidere per lungo tempo sulla vita quotidiana di tutti noi e sul nostro benessere.

La pandemia ha infatti un carattere non solo di umanitario e sanitario, ma anche economico e le nostre imprese, naturalmente, non ne sono esenti.

Il tessuto manifatturiero savonese – insieme con la logistica e il turismo – costituisce, da sempre, uno dei principali patrimoni del nostro territorio e ha inciso in maniera significativa sul benessere economico e sociale di questa provincia; si deve infatti alla manifattura se il livello occupazionale si è potuto mantenere a livelli accettabili, grazie soprattutto alla capacità delle nostre imprese di competere sui mercati internazionali, dando così anche un contributo importante all’export di tutta la regione e del Paese.

Oggi questo patrimonio inestimabile rischia di essere compromesso irreparabilmente, perché la chiusura delle imprese le taglia fuori, di fatto, dai mercati internazionali.

Occorre evidenziare che si tratta di una questione vitale per le aziende e quindi per il lavoro delle persone e, a medio termine, per la qualità e il livello di servizi sanitari e sociali del territorio. Perché è dalle imprese e dai loro lavoratori che arrivano le risorse necessarie a mantenere il nostro welfare. Non poter iniziare a riaprire le aziende, naturalmente nel rispetto del codice di auto-regolamentazione per il contenimento del contagio, significa rischiare di perdere posizioni conquistate a livello internazionale, scoprendo il fianco alla possibilità di essere sostituiti da concorrenti che in altri Paesi hanno ricominciato a produrre (Cina) o che non hanno mai smesso di farlo come nel caso della Germania.

Questa criticità socio-economica non può giustificare da sola una riapertura indiscriminata di tutte le attività produttive, perché la tutela della salute dei lavoratori è e deve rimanere al primo posto nella scelta delle priorità, ma riteniamo che le aziende che si sono dotate di protocolli sanitari adeguati e sono in grado di rispettarli rigorosamente, devono essere messe nelle condizioni di ripartire.

Le nostre imprese, che rispettano tutte le misure volte a tutelare la salute delle persone e che hanno reso le aziende luoghi ancora più sicuri per i propri collaboratori, sono pronte a riaprire. Altre hanno continuato a produrre in questo periodo perché essenziali: dalla chimica al vetro, dalla carta alla logistica, dai servizi pubblici all’impiantistica, compresi i cantieri per il ripristino delle opere danneggiate dalle alluvioni. In queste aziende si è avuta la prova che i protocolli sanitari funzionano.

Tutela della salute e possibilità di lavorare non devono essere visti come elementi in contrapposizione, ma rappresentano i requisiti fondamentali per poter anche solo immaginare un futuro degno di questo nome per tutti noi.

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