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Coronavirus e crisi, Formento: “Bene il 110%, ma servono misure a lungo termine”

Nel panorama economico italiano c’è chi sta lottando contro le conseguenze della crisi economica da molto prima della pandemia da Covid-19. È il caso del comparto edile, in difficoltà dal 2008 e tuttora in sofferenza, nonostante le ripetute grida d’allarme del settore. Negli ultimi mesi, le misure introdotte dalle istituzioni sono state accolte con entusiasmo dai rappresentanti della categoria.

“La risposta del ministero è stata positiva e il Decreto Rilancio prevede la possibilità di uno sgravio fiscale del 110%, il cosiddetto Superbonus, un’agevolazione che ha aperto a una serie di interventi sul territorio” spiega Alberto Formento, presidente Ance Savona. “Ecobonus per la riqualificazione energetica degli edifici e Sismabonus sono tuttavia misure temporali che nella migliore delle ipotesi scadranno entro il 2022” aggiunge il presidente. Per uscire dalla crisi – spiegano gli addetti ai lavori – bisogna applicare misure strutturate, a lungo termine. La sostanza: “una vera e propria programmazione che implichi una ricaduta occupazionale, con un occhio di riguardo per i giovani. L’edilizia è un settore composto da formazioni molto differenti, dal piccolo artigiano all’azienda familiare, fino all’impresa di costruzione, ecco perché è necessario conoscere le esigenze di ogni singola realtà”.

Tracciando un bilancio degli ultimi mesi si può affermare che i contraccolpi dell’epidemia e del lockdown sono stati meno evidenti nell’edilizia, sia perché la Regione Liguria aveva permesso alla cantieristica di ripartire in anticipo rispetto ad altre attività, sia perché, nei fatti, non si era verificata un’interruzione totale: i lavori urgenti, soprattutto pubblici, potevano proseguire. Ciò nonostante, “tutti i cantieri hanno rallentato creando un ritardo che rischia di penalizzare utenti e imprese” nota Formento. Resta da risolvere l’incognita autostrade: i lavori (urgenti) di manutenzione sono iniziati nel mese di giugno creando grossi disagi alla viabilità e quindi allo spostamento di merci e operai. “I problemi c’erano già prima del virus – dice Formento – ma una nuova chiusura, anche se parziale, danneggerebbe i piccoli imprenditori. Lo spettro del contagio e della conseguente quarantena continua a fare paura e viviamo nell’incertezza. Non possiamo permettercelo”.

Cosa si aspetta Ance dal governo? “Auspichiamo una maggiore attenzione alla specificità del territorio per poter stilare un protocollo ad hoc, perché la Liguria ha una conformazione idrogeologica molto particolare e sono necessari interventi ciclici. La prevenzione è fondamentale, ma servono risorse. Si parla sempre più spesso di sostenibilità, rigenerazione urbana, grandi opere infrastrutturali, manutenzione di edifici. Bene, questo è il momento giusto per mettere in pratica i progetti rimasti sulla carta. Le agevolazioni statali ce lo permettono. Guardiamo oltre la pandemia, creiamo un dialogo tecnico-politico tra governo e territorio” conclude Formento. In chiusura, giunge un appello al ministero: “Risolviamo quanto prima anche il nodo autostradale perché oltre al danno economico si è generato un danno di immagine. È pericoloso pensare all’edilizia come a un settore slegato dal territorio, perché se turismo e commercio non funzionano, le perdite saranno per tutti e dove non ci sono investimenti, non c’è futuro”.

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