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Giulia, una albenganese a New York, con la Liguria nel cuore

Lontano da casa, a oltre sei mila chilometri di distanza. nella Grande Mela, per inseguire un sogno. Non il sogno americano, ma il “suo” sogno. Portando con sé, in valigia, tanta nostalgia della riviera ligure, il profumo della salsedine e della torta pasqualina. Con in testa le canzoni di Zibba. La svolta di Giulia Odasso parla newyorkese, ma con accento ligure. Perché la giovane albenganese non ha dimenticato la sua terra di origine, anzi: dopo aver conquistato gli Usa con lo stile italiano, la riviera sarà al centro di alcuni suoi progetti lavorativi futuri.

“Mi trovo qui. Qui dove? Qui. Non mi piace dire New York City: suona così importante e attira troppo l’attenzione su di sé”, afferma fin da subito Giulia, originaria di Albenga, ora residente nel quartiere di Harlem, a Manhattan, tra la 125esima e Broadway “con un gatto e tre coinquilini, vicino a un McDonald’s aperto 24 ore al giorno e all’Apollo Theater”.

A New York, Giulia è una hair stylist di successo. Sulle orme del padre, titolare di un noto salone albenganese, ha perfezionato la sua professione con studi all’estero, per poi approdare oltreoceano.

“Mi trovo qui perché, come tutti, alla fine, credo ancora nei sogni, forse anche alle favole. Ma alla fine quelli dipendono solo da noi, bisogna costruirli giorno dopo giorno. Sono qui perchè, soprattutto, credo nella mia professione, o meglio quella che vorrei diventasse la mia professione, dal momento che non mi considero una professionista e ho deciso di non smettere di imparare. Dopo un’esperienza a Londra ho deciso di passare per queste strade. Mi sono diplomata al Carsten Institute, e dopo aver vinto una competizione tra i nuovi diplomati delle scuole di New York, ho ricevuto una proposta di lavoro da parte di una salone. Così ho deciso di continuare a credere in questo sogno. Che alla fine non è ‘il sogno Americano’, ma solo il mio sogno, nulla di più. Non credo di essere arrivata, anzi penso che questo sia solo l’inizio”.

Figlia d’arte, adora il suo lavoro. Quasi una passione.

“La mia tata Marisa, sin da quando ero piccola, che giocavo con i suoi capelli mi diceva che avevo già ‘il tocco’. Forse non hanno pensato così le mie compagne dell’asilo, quando usai le forbici della maestra su di loro. Non si può dire che non abbia passione. Ho passato tutta la mia vita a guardare mio padre tagliare i capelli. Ferma, osservando ogni singola mossa: è stato amore a prima vista. Con solo un paio di forbici e un pettine si è in grado di creare qualcosa vicino a un’opera d’arte. Meraviglioso. Se chiudo gli occhi, ho impresso nella mente come muove le forbici intorno alla cliente, quasi come una danza. Ma ancor prima di poter imparare a tagliare, mio padre mi ha insegnato a conoscere ogni singolo centimetro del salone. Perchè, alla fine, è spazzando i capelli dal pavimento e prendendosi cura del proprio spazio, che un giorno si può gestire un salone. Con molta umiltà, bisogna iniziare dalle piccole mansioni, spazzando i pavimenti e facendo da assistente. Questa è una di quelle lezioni che mi porto nel cuore”.

Una lezione utile anche per il salto in America. Grazie anche agli esempi del territorio ligure, origini che Giulia rivendica, con orgoglio.

“Anche qui, in questa infinita città dove tutto sembra scontato. Il mio esempio è mia nonna Maria: sin da quando era una bambina, lavora tutti in giorni nella nostra campagna. Non si è mai fermata. Si è sempre tirata su le maniche. Non posso e non devo dimenticarmi delle mie origini. Sto solo cercando di lavorare duro per meritarmi il mio lavoro: spero di diventare una donna forte come lei, o anche solo la metà. È grazie a lei e alla mia famiglia se posso sognare”.

La nostalgia della provincia di Savona, della riviera, si fa sentire, tutti i giorni.

“Mi manca la mia Ligura. Il profumo della salsedine e della torta pasqualina appena sfornata. Non c’è nulla di minimamente paragonabile a casa. Qui posso avere tutto quello che desidero, quando lo desidero, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ma alla fine, mi manca sempre qualcosa. Prima il pesto, poi la focaccia, poi il mare, poi gli aperitivi con gli amici, poi le partite in Gradinata Sud e poi ovviamente anche i baci della mamma. Come dice il mio amico Zibba, ‘Porto in tasca il volto del mio mare e ancora favole nel cuore’”.

L’impatto, a differenza di molti altri, è stato meno traumatico del previsto.

“Mi sono ambientata, non è stato difficile farlo, soprattutto a New York. Tutto questo grazie al mio migliore amico Luigi, che ha quattro anni, con il quale ho imparato a guardare il mondo dai suoi occhi”, risponde Giulia.“Non posso permettermi di dire che qui ci siano possibiltà per tutti: sicuramente, un giovane come me, con tanta voglia di fare, può dare inizio a qualcosa. Ovviamente è dura, c’è molta competizione, soprattutto nel mio ambito. Essere italiana mi aiuta molto: le clienti cercano sempre il mio consiglio, perchè sono italiana, dunque, automaticamente, ‘ho il senso dello stile e dell’eleganza’: rimangono affascinate dal mio accento e dalla passione che metto nel mio lavoro.

Una affermazione lavorativa nella metropoli più famosa al mondo, come bagaglio per creare qualcosa sul territorio. Già dal prossimo futuro.

“Ho avuto la possibilità di lavorare come assistente nella settimana della moda: è un’esperienza che mi toglie il fiato. Ho alcuni progetti che vorrei assolutamente realizzare come freelancer, tra cui uno che riguarda proprio la mia terra d’origine”. Dove ad attenderla ci sono il profumo della salsedine, della torta pasqualina appena sfornata, il pesto, la focaccia. E le canzoni di Zibba, a fare da colonna sonora.

(Cr. Bo.)

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