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Jihad, minacce globali e il nuovo ruolo dell’informazione: Maurizio Molinari ospite di SVoltaIncontra

Un appuntamento di circa due ore in cui si è parlato di attualità, di jihad e della minaccia del terrorismo globale, affrontando anche le tematiche relative all’informazione e alla sua evoluzione, anche alla luce dei recenti avvicendamenti tra grandi gruppi editoriali nazionali. Di questo, e di molto altro, si è discusso nella seconda puntata di SVoltaIncontra, rassegna ideata, organizzata e promossa dall’Unione degli Industriali della Provincia di Savona, per mezzo del proprio portale online SVolta.net, che ogni mese ospita nomi illustri del panorama giornalistico italiano. Ospite d’eccezione dell’appuntamento del 23 marzo, intervistato dai giornalisti Gilberto Volpara e Cristiano Bosco, Maurizio Molinari, già corrispondente dagli Stati Uniti e dal Medio Oriente, autore di numerosi saggi, neo direttore del quotidiano La Stampa.

A poche ore dai tragici fatti di Bruxelles, Molinari, che ha presentato i suoi ultimi due libri “Jihad” e “Il Califfato del Terrore”, sostiene sia necessario non arrendersi alla paura. Né i privati cittadini, né le aziende, che magari operano nei territori più a rischio.

“Le imprese non si devono rassegnare all’insicurezza”, ha affermato il direttore del quotidiano La Stampa. “Non ci dobbiamo rassegnare alle difficoltà, dobbiamo essere consapevoli che questa è una stagione nella quale abbiamo una nuova sfida per la sicurezza collettiva che è portata dai gruppi terroristi, e dobbiamo rispondere a questa sfida conservando le nostre vite e continuandole. Ci sono esempi di paesi che da molto tempo affrontano questa situazione: gli Stati Uniti all’indomani dell’11 settembre, la Gran Bretagna all’indomani degli attacchi contro Londra nel 2005, Israele dalla sua nascita nel 1948. Uno può benissimo continuare la propria esistenza, le proprie attività economiche, la vita quotidiana: ciò che conta è essere consapevoli che esiste un nemico diverso, che colpisce all’interno delle nostre città, e serve una maggiore attenzione per la sicurezza nazionale, per le forze di sicurezza, un maggiore impegno e più risorse per difendere la sicurezza della collettività. Ma si può benissimo combattere il terrorismo e fronteggiarlo mantenendo le nostre esistenze. in termini generali, la vita è sempre più forte della morte, e il terrorismo è un nemico che le democrazie possono fronteggiare, combattere e sconfiggere grazie a qualcosa che i terroristi non hanno, che è l’amore per la libertà e la prosperità che distingue ogni individuo”.

La minaccia del fondamentalismo, emersa negli ultimi anni e giunta fino in Occidente, è qualcosa di completamente inedito rispetto alle sfide del passato.

“Il terrorismo è un nemico nuovo, quello che viene da ISIS è una minaccia di tipo totalitario, ma è una minaccia del 21esimo secolo. Quindi, la definizione di vittoria si deve adattare all’identità del nemico. Prima dobbiamo conoscere il nemico per trovare la ricetta migliore per sconfiggerlo. Una cosa è fronteggiare l’Unione Sovietica, un’altra fronteggiare la mafia corleonese,: sono nemici diversi. In ogni caso, le democrazie si danno ricette differenti: bisogna trovare la ricetta giusta contro i jihadisti, ed è una sfida non solamente per l’Italia, ma per tutte le democrazie”.

Riguardo al mondo dell’informazione e dell’editoria, e più in particolare sui recenti avvicendamenti che hanno riguardato i gruppi dei quotidiani La Stampa, Il Secolo XIX e La Repubblica, Molinari è convinto che queste operazioni porteranno più benefici che svantaggi.

“Si va verso la creazione del più grande polo editoriale italiano. Sarà un polo orizzontale, dove ogni testata manterrà una forte identità. Questo vale per La Stampa, vale per Il Secolo XIX, vale per Repubblica. Come da accordo raggiunto tra gli editori, le identità verranno consolidate e rafforzate nella loro indipendenza. Vi saranno però poi nuovi prodotti editoriali, tesi ad andare incontro alle altre domande che vengono dal mercato: questo rafforzerà il polo, lo renderà ancora più competitivo, e credo che in prospettiva aumenterà la prosperità e creerà nuove opportunità di posti di lavoro. Oramai il mercato dell’editoria è diventato anch’esso globale, per essere protagonista sul mercato globale bisogna essere più forti e più integrati, e questo nasce dalla valorizzazione delle differenze”.

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