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Patrizia Mancusi lascia l’Unione Industriali dopo 42 anni accanto alla stanza dei bottoni

“Bisogna sparire al momento giusto”.

Lo raccontava al Secolo XIX in un’intervista del 2009 dedicata al lavoro delle segretarie – figure meno appariscenti, ma più preziose, nei palazzi dei piccoli e grandi poteri savonesi. Già allora Patrizia Mancusi rivelava che il presenzialismo non era una qualità nelle sue corde:

“È sufficiente il mio lavoro per essere appagata”.

Fosse stato per lei – segretaria di presidenza e di direzione che per oltre cinque lustri è stata la regista di appuntamenti, riunioni ed eventi dell’Unione Industriali di Savona – forse il momento giusto per godersi la famiglia (e la pensione) lo avrebbe già trovato da qualche anno, ma quelli appena trascorse sono state stagioni troppo complesse per staccare la spina.

Dopo 42 anni di servizio, però, Patrizia Mancusi ora può fermarsi. Lo fa a suo modo, in punta di piedi, senza mai rinunciare al sorriso. Davanti ai colleghi di lavoro, a diversi presidenti e al direttore del “trentennio” Luciano Pasquale con cui ha costruito un rapporto inossidabile, si è accomiatata con la consueta semplicità:

“Grazie a tutti, di cuore”.

La medaglia di Confindustria, fiori e molti regali degli amici non raccontano in modo sufficiente il profilo di una donna preparata e sempre in grado di organizzare, con apparente facilità, i tavoli su cui venivano discusse sorti talvolta senza ritorno di fabbriche e lavoratori. Patrizia Mancusi ora va a governare una nuova agenda, quella di casa, del marito Gianni e del figlio Raffaele. Ma già è inseguita dagli auguri e dagli avvertimenti del presidente Enrico Bertossi e del direttore Alessandro Berta:

“Ancora non sa che dovrà lavorare di più”.

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