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Ponte Morandi, Bertossi (UISV): “Rischio isolamento per il ponente. Una ferita da chiudere senza ritardi”

Il drammatico crollo del ponte “Morandi” del 14 agosto è una ferita ancora aperta che colpisce la città di Genova e tutta la Liguria. Il grido d’allarme rivolto dagli industriali savonesi alle istituzioni mira ad azioni effettuate con urgenza per ripristinare i collegamenti, scongiurare il rischio che il ponente resti ulteriormente isolato. Enrico Bertossi, presidente dell’Unione Industriali di Savona, riconosce gli sforzi di Genova, della Regione e dell’esecutivo nazionale.

“A nome delle imprese del territorio savonese, ringrazio il presidente della Regione e il sindaco di Genova per l’enorme impegno profuso nell’affrontare le problematiche insorte a seguito alla tragedia, e anche il governo per aver provveduto a porre a disposizione le somme necessarie ai primi e urgenti interventi e aver simbolicamente fatto sentire la propria vicinanza alla Liguria con le sedute di Consiglio dei ministri tenute a Genova”.

Ora, però, quale la priorità?

“La soluzione della frattura tra il ponente e Genova è un tema che non riguarda, purtroppo, il solo capoluogo, ma l’economia di tutta la Liguria centro occidentale e il Paese stesso, oltre che la sua credibilità verso gli operatori, anche esteri. Ci uniamo all’appello del presidente di Confindustria Genova in merito all’esigenza di procedere, nel più breve tempo possibile, attraverso gli strumenti giuridici e operativi che il Governo, insieme con la Regione riterrà i più opportuni, alla ricostruzione della connessione tra la Liguria occidentale e il suo centro. Ma bisogna correre, correre, correre”.

Quali le principali conseguenze sul savonese?

“Il sistema portuale Genova – Savona è il principale nodo logistico del nord-ovest. Seppur i danni diretti abbiano avuto conseguenze sul capoluogo, con danni indiretti per le attività manifatturiere e portuali genovesi da attendersi nei prossimi mesi, anche il ponente manifatturiero, genovese e savonese, e gli scali di Savona e Vado Ligure rischiano di pagare, a medio termine, un enorme prezzo in termini di perdita di competitività. Ogni problematica che si verifichi sul nodo infrastrutturale genovese ha automatico riflesso sulle atti-vità del nostro territorio. Per gli operatori che ci guardano dall’estero è la Liguria in sé ad avere un problema non solo Genova, quindi a rischio e tutta l’economia della Liguria centro occidentale”.

Cosa chiedono le imprese di Savona e provincia?

“La comunità delle imprese del territorio savonese da noi rappresentata, che comprende manifattura, servizi ad alto valore aggiunto, portualità e industria dell’accoglienza turistica, e che conta oltre 600 imprese per più di 15.000 addetti, necessita di scelte celeri e di un cronoprogramma certo che permetta agli imprenditori di pianificare le necessarie contromisure, organizzative ed economiche, alternative alle ordinarie, e di valutarne appieno la reale portata economico-finanziaria e la loro sostenibilità a medio termine. Per le merci delle nostre aziende manifatturiere che imbarcano o sbarcano a Genova, la soluzione della strada cosiddetta “Ilva” dovrebbe riuscire a ridurre almeno in parte gli extra costi, ma lo stesso non può dirsi per le merci che, sbarcate nei due scali savonesi, vengono successivamente inviate via litoranea nel resto dell’Italia, così come per le merci in arrivo o uscita dalle nostre manifatture”.

Quali i principali problemi già riscontrati?

“Si è assistito, per talune merceologie, a una contrazione di traffici portuali, alla richiesta di extra-costi e al possibile riposizionamento sui porti toscani. E, per le imprese manifatturiere, in particolare della Valle Bormida, il passaggio delle merci in entrata o uscita via Voltri-Predosa-Novi ha comportato, per alcune aziende, già nel mese di agosto e settembre un aumento del costo di trasporto, che varia da qualche centesimo a qualche euro a tonnellata, sia per la maggior tratta da percorrere, sia per le maggiori ore-guida. Per tale ragione, non si può immaginare alcun provvedimento sulle attività logistiche e portuali che non tenga presente che il porto, di Genova e Savona, oggi, è un unico sistema. Le misure inserite nel “Decreto Genova” per l’autotrasporto sono ancora poca cosa e non è accettabile che l’Autorità di Sistema si ritrovi con una sorta di “mancia” di 30 milioni per assorbire l’impatto negativo ed evitare che le merci si spostino in altri scali. Ricordiamo che ordinariamente l’Iva spettante allo Scalo di Genova-Savona supera già i 15 milioni di euro, non considerare, poi, nella Zona Logistica Speciale, anche il Porto di Savona, sinceramente fa pensare: siamo un unico porto oppure no ?”.

Lo scenario rischia di peggiorare?

“Nell’immediato futuro tutte le aziende, dalle imprese vetrarie, che occupano oltre 1000 addetti, ai sistemi di produzione automotive, alle aziende alimentari, si troveranno a essere servite da fornitori e a servire clienti con un aumento delle tratte da percorrere di circa 120 chilometri, per di più in un tratto appenninico. Tutto ciò va inquadrato in un territorio, il savonese e la Val Bormida, dichiarato Area di crisi industriale complessa. Il crollo del Morandi, oltre a creare certamente minori attese e interessi imprenditoriali per il nostro territorio nell’ambito dei bandi per l’insediamento di nuove attività sull’Area di Crisi, mette a rischio la nostra capacità di agganciare quel rilancio che, già prima del crollo, la Liguria stentava a cogliere”.

Un invito a fare ancora più presto, dunque?

“Concordiamo con il presidente della Regione quando evidenzia che non si può attendere un giorno in più per procedere all’immediata esecuzione delle opere di demolizione e ricostruzione del collegamento viario che ci isola, come cittadini e come imprenditori. E riteniamo che sia necessario cogliere  l’occasione per procedere ad accelerare l’esecuzione di una serie di opere, già progettate, in programmazione o già in corso di esecuzione, essenziali per l’economia del nostro territorio”.

Quali opere, nello specifico, possono essere di aiuto per le imprese savonesi?

“A livello ligure, il Terzo Valico, per supportare con l’alta capacità, l’uscita via ferro delle merci in arrivo al porto di Genova e di Savona-Vado Ligure; la Gronda di ponente, ancor più necessaria dopo quanto accaduto, non esistendo altrimenti altra possibilità di connessione viaria non urbana per le merci e le persone; il quadruplicamento ferroviario da Prà a Genova, per ridurre l’impatto del traffico veicolare civile sulle strade e autostrade liguri e separare il traffico merci da quello delle persone (pendolare e interregionale); la connessione veloce tra aeroporto di Genova e ferrovia, in modo tale da permettere un’accessibilità moderna e veloce a un’infrastruttura essenziale per il turismo delle riviere e per i viaggiatori d’affari”.

E quali interventi sull’area di Savona e provincia?

“L’immediato ‘incantieramento’ dei lavori per il rifacimento della strada di collegamento tra il porto di Vado Ligure e il casello autostradale di Savona, per far sì che con l’avvio della piattaforma multipurpose di Vado il collegamento viario sia in grado di reggere l’impatto dei veicoli impegnati; l’avvio della progettazione esecutiva e realizzazione del nuovo casello autostradale di Vado al servizio della piattaforma, per permettere di sostenere il traffico della piattaforma a regime; il raddoppio ferroviario tra Savona e San Giuseppe di Cairo, tratta già pronta ad ospitarlo, e le azioni di miglioramento del segnalamento ferroviario da Savona ed Alessandria in modo tale da favorire il trasferimento delle merci containerizzate in arrivo a Vado, dalla strada al ferro in una percentuale almeno pari al 40%, raggiungendo in tal modo con tracce sufficienti sia Rivalta, sia Orbassano e gli altri interporti del nord; il completamento della Asti-Cuneo fino ad Alba, in modo tale da avere un collegamento con la Pianura Padana, per le merci e le persone, alternativo alla Savona – Voltri – Ovada, sia per alleggerire il traffico sulla tratta costiera della A10, sia per avere un’alternativa verso la Lombardia ogni qual volta la Savona – Voltri è bloccata per incidenti stradali, come avvenuto spesso nel corso degli ultimi anni; un nuovo rilancio, anche con opere di adeguamento, di tutta la tratta ferroviaria Savona-Torino, per valorizzare il traffico merci,ma anche ottimizzare i flussi turistici verso il ponente aumentando l’utilizzo del ferro, anche con adeguati miglioramenti del materiale rotabile; la realizzazione della bretella Carcare-Predosa, tra la A6 e la A21/A26 per collegare direttamente il cuore dell’area produttiva del Savonese, la Val Bormida, con l’alessandrino, l’acquese e la direttrice Torino – Milano e il completamento che attendiamo ormai da un decennio del raddoppio ferroviario della Andora-Finale Ligure”.

(articolo pubblicato su Savona&Impresa n. 3 / 2018)

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