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Riforma dei Porti, Pasquale: “Sia garantita la competitività del porto e del territorio di Savona”

Pronti a valutare ogni proposta di riforma, a patto che se ne conoscano i contenuti, e che sia promossa nell’ottica di una maggiore competitività del porto e del territorio di Savona. È la posizione espressa da Luciano Pasquale, Presidente della Camera di Commercio di Savona, nel corso dell’incontro dedicato alla riforma dei Porti svoltosi nella Sala Rossa del Comune di Savona con l’on. Debora Serracchiani, Governatore del Friuli Venezia Giulia e vice segretario del Partito Democratico responsabile di trasporti e infrastrutture.

SVolta.net ripropone ai suoi lettori l’intervento integrale video di Luciano Pasquale, con trascrizione del discorso.

“Ringrazio il PD per questo incontro molto importante per l’argomento di cui tratta e anche per il momento nel quale è stato organizzato. Ringrazio la presidente Debora Serracchiani per essere qui con noi ad ascoltare un po’ quelle che sono le ragioni di questo territorio nelle sue varie componenti. Io rappresento la comunità delle imprese e quindi coloro che sono direttamente impegnati a sostenere e sviluppare il tessuto economico della provincia, in particolare per la parte portuale. La ringrazio, perché per il ruolo che svolge a Roma, e per le sue capacità, credo che riuscirà a estrarre da questo fiume di parole che oggi noi le mettiamo addosso, gli elementi utili da portare sul tavolo del Ministro e della Presidenza del Consiglio al fine di valutare nel merito l’argomento di cui stiamo parlando, l’incorporazione o aggregazione di Genova con Savona parlando di autorità portuale.

Voglio ribadirlo con un concetto più vicino all’impresa. Il porto di Savona, la realtà imprenditoriale del porto di Savona non è una bad company oppressa dai debiti, col bilancio pieno di buchi, coi traffici che diminuiscono, che ha bisogno di un cavaliere bianco che la porti via dalla palude per risolvere i suoi problemi. Primo, non siamo nella palude, secondo il cavaliere bianco non so se c’è. Uno degli aspetti chiave che la Presidente Serracchiani può portare a Roma, è che siamo tutti d’accordo che non stiamo parlando né di poltrone, né di campanili. Alle componenti imprenditoriali del territorio non interessano né le poltrone né i campanili. Il problema è la competitività del porto, il futuro del porto di Savona è legato a una crescita continua di innovazione, investimenti, che portano alla competitività. Le risposte che servono fanno parte di un progetto che noi non conosciamo.

All’imprenditore portuale, per capire se un armatore internazionale viene a Savona preferibilmente rispetto a Francia o Spagna, perché i nostri competitori sono questi – non Genova – interessa capire se una riforma è in grado di diminuire il costo per tonnellata della merce. Questo è uno dei parametri di competitività. I porti, dopo la riforma del ’94, vivono in prevalenza sul fatto che i terminalisti potendo lavorare, essendo competitivi, pagano i canoni demaniali, sostengono il bilancio delle autorità portuali, quindi se si recupera efficienza da una riforma – questo dovrebbe essere l’obiettivo – bisogna capire questi canoni demaniali se riusciamo a contenerli in termini accettabili per gli operatori portuali. Noi abbiamo dei margini di miglioramento importanti sulla competitività. Sia sulla merce che su altri aspetti. La governance non è di quante persone è fatto il consiglio di amministrazione della nuova autorità portuale. La governance è chi fa che cosa. Come si decide dove si mette la merce.

Noi abbiamo un timore: io sono tra quelli che non sono tanto ottimisti. Dobbiamo avere un tavolo che riesca a stabilire la merce dove va. Se c’è un unico datore di concessione, la nuova Autorità Portuale, bisogna fare in modo che siamo ragionevolmente sicuri di dire la nostra rispetto al fatto che le migliori merci, le più redditizie vadano da una parte piuttosto che dall’altra. Bisogna che governiamo tutto questo. A parte la competitività sulla merce, che richiede che i recuperi di efficienza vengano anche dedicati a migliorare la competitività verso gli armatori, il traffico, la merce. Abbiamo anche margini di miglioramento dal punto di vista dei rapporti tra le attività portuali e l’ambiente, abbiamo due porti, Vado e Savona, che sono dentro un’area urbana, e sono necessari un po’ di investimenti, ci sono attenzioni importanti da parte dell’Autorità Portuale, ma servono anche risorse per migliorare questa realtà. E poi le infrastrutture: per uscire dal porto bisogna investire su infrastrutture fondamentali. Una riforma che prevede un progetto di fusione che vuole recuperare efficienza che vuole dare prospettive di competitività, deve essere accompagnata da discorsi di questo genere. Per dieci anni diamo un ritorno dell’IVA dell’uno per cento in modo da finanziare queste esigenze di riforme, così da diminuire l’impatto negativo della comunità portuale sulla popolazione, posto che l’impatto sarà a lungo termine positivo per posti di lavoro e risorse date alla città.

Come Presidente della Camera di Commercio, noi anticipando addirittura la riforma, abbiamo deciso di accorparci, Savona, Imperia e La Spezia, tre Camere di Commercio della Liguria che diventano uno. C’è un decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, arrivato sulla base di tre delibere uguali dai tre consigli camerali che approvavano un progetto. C’è un progetto, un bilancio pluriennale, chi fa che cosa, gli obiettivi che si vogliono raggiungere, reso pubblico e concreto. Su quella base i Consigli Camerali hanno deciso di mettersi insieme.

Chiudendo, a nome della comunità delle imprese e di chiedo di essere messi tutti quanti noi in condizioni di poter valutare il progetto, di poter ragionare insieme, anche per sapere cosa possiamo portare di contributo a un’ipotesi che ci interessa molto come principio. Riforma per migliorare la competitività e conoscere cosa c’è dietro. Il fatto che Genova più Savona siano il più grosso d’Italia a noi francamente non ci importa, bisogna che qualcuno ci spieghi che se siamo i più grassi d’Italia, una tonnellata di merce movimentata in questi due porti costa il 20% in meno di quella movimentata dalle altre parti. Ora se qualcuno riesce a convincerci di questa cosa qui, siamo pronti a ragionare su qualsiasi ipotesi”.

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