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Sambin (Piccola Industria): “La Val Bormida riparta dalla specializzazione”

La Val Bormida può e deve ripartire, puntando sulle sue imprese. Lo sostiene Carlo Sambin, presidente della Piccola Industria dell’Unione degli Industriali della Provincia di Savona. Il quale, dopo aver illustrato alcune delle soluzioni possibili nel corso dell’incontro “Prendiamoci il futuro”, ha concesso un’intervista a SVolta.net.

La crisi internazionale degli ultimi anni si fa ancora sentire, purtroppo.

“Il nostro territorio – la Liguria, la provincia di Savona, la Val Bormida – non è stato risparmiato dalla grande crisi economica che negli ultimi anni ha colpito il mondo e il nostro continente. Nella nostra regione, ci sono circa 160 mila aziende iscritte al registro della Camera di Commercio, e il sub-strato economico delle piccole e medie industrie, in Liguria, ha subito un impatto davvero notevole in relazione alla crisi, con numeri negativi nei diversi settori dal commercio al trasporto, dal manifatturiero all’edilizia. Si sono verificati, purtroppo, numerosi fallimenti, sono venute a mancare tante aziende, si è perso un patrimonio molto importante per il ponente ligure”, afferma Sambin, anche vice presidente del comitato Piccola Industria di Confindustria Liguria.

Anche in Val Bormida non sono mancate le difficoltà.

“Oggi, nella Val Bormida si registrano ancora molta disoccupazione e sotto occupazione, un elemento che va necessariamente tenuto in grande considerazione, oggetto di studio e di approfondimento nel corso di un recente confronto che ho avuto con aziende e imprenditori del territorio. Dall’incontro, abbiamo rilevato che, purtroppo, un discreto numero di aziende, cercando figure manageriali di un certo livello, non ha potuto attingere dal nostro territorio, dovendo così andarle a individuare altrove, provenienti da altri territori. Questo è naturalmente un dispiacere, poiché così non si riesce a contribuire a far crescere le risorse dal territorio, andando a creare una situazione problematica”.

Serve ripensare il territorio, e trovare proprio in Val Bormida le risorse per ripartire.

“Occorre effettuare un ragionamento sulla Val Bormida, che ha variato totalmente il proprio comparto industriale-economico, con una trasformazione radicale. Una volta, le grandi industrie multinazionali – dall’era prima della crisi – davano molto lavoro, direttamente, a migliaia di persone, e altresì creavano molto indotto. Non va dimenticato che la Val Bormida è stata una delle prime realtà, in Italia, a essersi industrializzata: prima della crisi, non conoscevamo il termine ‘disoccupazione’. Poi alcune multinazionali hanno delocalizzato, altre hanno purtroppo chiuso o sono state spostate, e parallelamente a ciò, numerose aziende che lavoravano sull’indotto hanno smesso di esistere. Gli imprenditori più fortunati e veloci e attenti sono riusciti a variare il loro comparto produttivo; chi non è riuscito in questa operazione, magari perché nella difficoltà di fare fronte a determinati investimenti, ha dovuto chiudere i battenti. Così, sul territorio, si sono perse moltissime aziende. La Val Bormida ha tuttavia sempre portato eccellenza produttiva: questo è un tesoro che non dobbiamo assolutamente perdere e sperperare. Anzi, dobbiamo ripartire da qui. Ritengo che occorra investire principalmente sul capitale umano, convogliare risorse sulla scuola e sull’università, favorendo la specializzazione, per andare incontro a esigenze di realtà sempre più competitive: Val Bormida, certo, ma anche Liguria, Italia ed Europa. Non va sottovalutata, inoltre, l’innegabile strategicità della posizione della valle, una zona industriale alle spalle del porto di Savona – Vado che offre grandi opportunità, unitamente alla realizzazione della piattaforma Maersk, che avrà non solo un impatto importante dal punto di vista impiegatizio e delle assunzioni di operai, ma anche perché creerà indotto, richiederà aziende sempre più specializzate, porterà eccellenza”.

Nessuno ha la ricetta per far rialzare la testa al territorio, alla Val Bormida, alla provincia di Savona, alla Liguria, precisa Sambin.

“Vorrei sottolineare che, dal mio punto di vista, parlo con grande umiltà: non voglio salire in cattedra, non ho la bacchetta magica. Cerco, semplicemente, di applicare ciò che vedo, ciò che sento all’interno di Confindustria da parte di persone esperte e competenti. Reputo sia essenziale dovere applicare soluzioni per la piccola e media industria, che risente più di qualsiasi altra impresa degli effetti delle politiche economiche e finanziarie di ogni regione. Il motivo è semplice: le PMI risentono in modo più che proporzionale perché danno più impatto occupazionale rispetto alle altre aziende (90% le PMI in Italia). La responsabilità è tale che va affrontata con una cura preponderante”.

Per il futuro, dunque, ci sono anche prospettive e opportunità.

“Non si può prescindere dall’investire nell’istruzione e nelle risorse umane, dare maggiori specializzazioni. Le aziende, dal canto loro, devono ricevere sempre più specificità, investendo altresì nei settori emergenti e nelle nuove tecnologie. L’obiettivo principale è mettere a fattore comune le conoscenze degli imprenditori più illuminati – attraverso le categorie – per poter creare e far rifiorire un territorio che era florido e conosce il mondo del lavoro, anche attraverso una migliore divulgazione delle informazioni relative ai diversi settori. È necessario credere nel territorio, nei giovani, nelle imprese: è da qui che la Val Bormida può ripartire. E ha tutte le carte in regola per farlo”, conclude Carlo Sambin.

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