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La svolta di Nico, lo chef di Albenga che ha conquistato la Siberia con i sapori liguri

C’è chi va ai Caraibi, o in altri paradisi tropicali. C’è chi sceglie le grandi metropoli del Nord America o dell’Europa. C’è chi punta sugli Emirati Arabi. E poi c’è chi lascia la propria terra con destinazione Novosibirsk, capitale della Siberia, per promuovere con successo il Made in Italy. È il caso di Nico La Grotteria, chef ingauno classe 1974. Il quale, da qualche tempo, ha salutato il lungomare di Ceriale e il sole della riviera, per le temperature più rigide della Russia, o meglio della Siberia. Un luogo che, nell’immaginario collettivo, evoca molte immagini, non tutte piacevoli.

“Al solo sentire nominare la Siberia, la gente è incredula. Qui, un tempo, ci mandavano i militari”, afferma divertito Nico che, sposato con Olga e padre della piccola Sonia, vive e lavora a Novosibirsk da circa cinque anni. “Nei miei primi viaggi qui, mi resi conto, fin da subito, di quanto fosse apprezzato e amato il Made in Italy”.

Dopo diverse esperienze lavorative in Italia, la decisione di trasferirsi.

“Dopo aver venduto casa in Italia, ho recuperato le cose a me più care, acquistato i biglietti, e sono partito, accompagnato dalla mia fedele Luna, un cucciolo di chihuahua. Non è stato facilissimo: anche se sono arrivato con garanzie economiche, imparare la lingua è stata un’impresa”.

Ad attenderlo, una città di circa due milioni di abitanti, in cui c’è grandissima voglia di prodotti Made in Italy.

“I prodotti italiani si trovano, i supermercati sono pieni di prodotti nostrani, anche se ovviamente sono molto più cari poiché di importazione, e la gente va pazza per la cucina italiana. Il Made in Italy è dappertutto: ristoranti, mobilifici, negozi e marche di abbigliamento, accessori per la casa, scarpe – le donne stravedono per le calzature e per le borse italiane – e molto altro ancora, perché Italia è sinonimo di qualità”.

Un territorio ideale, per chi, come lui, ha lavorato nel settore.

“Con me ho portato l’esperienza lavorativa, mi occupo di cucina da diversi anni e ho sempre lavorato nel settore della ristorazione e dell’alimentazione. Ora comincio a parlare russo, ho una capacità particolare a preparare i piatti tipici della nostra tradizione, la pizza, i primi piatti, la pasta fresca. Ho importato nel ristorante le lasagne, il tiramisù, ma anche eccellenze liguri come pesto e pasta di olive, tutto ciò che propongo ha un successo clamoroso: i clienti russi sono innamorati, scrivono recensioni entusiastiche sul sito web del locale”.

Da qui, una certa notorietà per la cucina di Nico.

“Il mio lavoro mi sta portando notevole visibilità, imprenditori del territorio mi cercano per eventi, o anche per la gestione di compleanni e ricorrenze, mi invitano a manifestazioni culinarie, e sono tutti entusiasti di poter parlare con un italiano, per poter apprendere un po’ della nostra esperienza e della nostra cucina”.

La nostalgia per la Liguria, naturalmente, ogni tanto si fa sentire.

“Mi mancano tante cose. Oltre alla famiglia e gli amici, sento la nostalgia delle tradizioni della nostra terra, e poi ovviamente il sole e il mare. In Siberia gli inverni sono lunghissimi e si trascorrono circa tre mesi con temperature intorno ai -20 °C, alcuni giorni -35°: insomma, non sono in Brasile. Ambientarsi non è stata una passeggiata, ma c’è molto da lavorare, e non mi posso lamentare”.

Ma per Nico, nessun ripensamento. La sua vita è a Novosibirsk, almeno per il momento.

“Tornassi indietro, rifarei la stessa scelta di trasferirmi. La crisi economica si sente e molti turisti russi, oggi, a causa del fattore cambio tra rublo ed euro preferiscono investire in Asia anziché in Europa, ma siamo ottimisti e speriamo in una ripresa, specialmente per i nostri giovani. L’Italia ha tutte le carte in regola per uscire dalla crisi: il clima, la storia, l’arte, la cultura, il cibo ottimo, e la capacità di produrre cose di qualità. L’attività va bene qui, non so ancora se e quando tornerò in riviera. Mi piace tornare in Liguria, nella mia Albenga, il centro storico più bello d’Europa, e nella mia Ceriale: posti che amo, e dove tornerò sempre, almeno due volte l’anno”.

(Cri.Bos.)

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