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Caso Tirreno Power, candidati alle regionali a confronto

I candidati alle elezioni regionali 2015 si confrontano sulla questione Tirreno Power. Nel corso del dibattito organizzato dall’Unione degli Industriali della Provincia di Savona, moderato dal giornalista Gilberto Volpara, i partecipanti hanno detto la loro sull’argomento.

Prima a rispondere, Alice Salvatore, candidata alla Presidenza della Regione per il Movimento 5 Stelle.

“Dal punto di vista della centrale a carbone, il discorso è sicuramente chiuso, perché si tratta di una tecnologia per produrre energia assolutamente ormai sorpassata e superabile anche per la nostra salute. Quindi si tratterebbe di fare un’opera di riconversione ad attività industriale che produca energia pulita, energia attraverso le fonti rinnovabili. I lavoratori saranno ricollocati, devono essere ricollocati: uno dei nostri motti è proprio quello di ‘nessuno deve rimanere indietro’. La riconversione non può avvenire da sera a mattina, chiaramente bisogna fare un progetto, bisogna che ci siano degli esperti che diano un loro parere su questa possibilità. Ma la direzione in cui dobbiamo andare è quella di utilizzare e sfruttare le energie rinnovabili della nostra regione: noi abbiamo il vento, abbiamo le onde, abbiamo il sole. Viviamo accanto a Paesi molto più all’avanguardia del nostro come la Germania dove non c’è certo così tanto sole come da noi, eppure sfruttano il sole e l’energia solare per produrre energia. Mettiamoci al passo e facciamone noi un mercato”.

A seguire, l’intervento di Sergio Lugaro, in rappresentanza di Luca Pastorino per Rete a Sinistra.

“Innanzitutto partiamo dai due fallimenti della politica, perché quando interviene la magistratura per disastro ambientale e omicidio colposo c’è un primo fallimento, cioè il fatto di aver dato il raddoppio degli impianti. Ma il fallimento più grande è che in Italia non esiste un piano energetico nazionale. Per esempio, parlando di carbone, in Germania ci sono degli impianti moderni che utilizzano il carbone, ma c’è un piano energetico nazionale che investe molto sulla energia sostenibile. È chiaro che il carbone non è il futuro per l’energia. Deve rimanere chiaro che se la magistratura si esprimerà perché sia chiusa quella centrale, quello deve rimanere un sistema produttivo, un’area produttiva e non essere riconvertita in qualcos’altro come spesso è avvenuto. Si è sempre concretizzata una cosa tra il sì e il no, sì carbone no carbone. Il partito che rappresento oggi, Rete a Sinistra, ma Sinistra Ecologia e Libertà era l’unico che si era posto come mediatore, che aveva detto ‘facciamo una mediazione’, cosa che ora si cerca di fare, ma è troppo tardi. La salute di cui si è parlato per le emissioni, è vero, però nessuno ha parlato dei costi sociali per cure depressive, ansie e tutto il resto di cui soffrono famiglie degli operai”.

Quindi, è stata la volta di Angelo Vaccarezza, in rappresentanza di Giovanni Toti, per Forza Italia e la coalizione di centrodestra.

“Sulla vicenda Tirreno Power, se mi consentite, vorrei tirare indietro di cinque anni l’orologio. Vi ricordate quei tanti manifesti belli con il simbolo del PD con scritto ‘No all’ampliamento’ con cui è stata fatta la campagna elettorale di 5 anni fa? Bene, abbiamo raccolto quello che qualcuno ha seminato. È stato seminato da una forza politica che ha voluto il consenso creando il terrorismo, aumentando il terrorismo in questa terra, non ha saputo gestire l’operazione, perché la politica che non prende un miliardo e duecento milioni di investimento e non sa farli investire è una pessima politica. Il politico non è uno che dice no, è uno che sa prendere gli investimenti e sa fare investimenti e dice ‘sì, a condizione che’. Oggi ci troviamo con gente a casa, con una centrale ferma e con poche prospettive. Dobbiamo ripartire da lì, dobbiamo ripartire dal primato della politica, dalla capacità di farsi carico di dare risposte, di dire sì quando è il momento di dire sì, di pensare che questa terra non si può permettere di dire no agli investimenti e soprattutto che ci sono regole nazionali, non ci possono essere regole che si applicano in questo Paese in un modo, e in altre parti d’Italia in un altro modo. La Liguria è in Italia, Savona è in Italia, Vado è in Italia: regole uguali per tutta Italia”.

Dopo di lui, Roberto Melone, in rappresentanza di Antonio Bruno, per Altra Liguria.

“Sull’uso del carbone credo che l’Italia sia alla preistoria continuando a usare questo sistema. Ci sono sistemi molto diversi. Credo che l’operazione per ridare e mettere insieme lavoro e ambiente da una parte sia quella di ridurre la potenza della centrale, perché in Italia e in Liguria produciamo molta più energia di quello che ci serve – questi sono dati non miei – e può funzionare tranquillamente a metano come già in parte funziona. Prima che aspettiamo il piano energetico nazionale, cominciamo a farne uno ligure, e cominciamo a dire che ci vogliono degli investimenti seri, per esempio fatti dalla FILSE sulle energie rinnovabili vere, non l’eolico e neanche il fotovoltaico a terra, ma altri sistemi. Ricordiamoci tutti che Tirreno Power ha chiuso il 2013 con 1 miliardo e 100 milioni di di debiti da pagare”.

A concludere il giro di risposte, Raffaella Paita, candidata alla presidenza della Regione Liguria per il Partito Democratico, coalizione di centrosinistra.

“Questa è una vicenda molto complessa e comunque ricordo a tutti che c’è stata un’epoca in cui ahimé ha governato anche Vaccarezza, il suo schieramento politico, e i risultati si sono visti, ci ricordiamo i 300 milioni di euro di buco sulla sanità per fare un esempio. Quando la politica rinuncia ad esercitare una funzione di guida su queste questioni, compie un atto grave. Se io oggi devo scegliere tra lo sviluppo e l’ambiente, non la faccio questa scelta: voglio tenere insieme entrambe le cose. Quindi non rinuncio all’idea che quella centrale possa continuare a vivere e avere lo sviluppo anche rispetto al miglioramento ambientale che era stato previsto, e lavoro perché questo governo che finalmente ci ha consegnato una stagione nuova sotto il profilo della crescita, svolga a pieno titolo una funzione importante anche dal punto di vista della produzione dell’energia in questo paese. D’altronde, oggi forse possiamo fare qualcosa in più: avevamo un paese quasi in default lasciato dal governo Berlusconi, un paese con 574 di spread lasciato da loro, oggi abbiamo un paese che comincia, sul PIL, sul tasso di disoccupazione, e altre componenti economiche a guardare avanti, forse è bene che affronti anche pienamente il tema della produzione dell’energia. Non rinuncio all’idea che quella centrale vada avanti su condizioni ambientali nuove e lo faccio convinta che convinceremo questo Governo a riaprire il tavolo e trovare delle soluzioni di mediazione”.

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