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UISV, la relazione all’assemblea del presidente Bertossi

In esclusiva per i lettori di SVolta.net, la relazione annuale all’assemblea del presidente dell’Unione degli Industriali della provincia di Savona Enrico Bertossi.

 

Gentili Colleghe, cari Colleghi,

la mia relazione all’Assemblea dell’Unione, in un periodo come questo, non può non partire da qualche riflessione sull’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto e da cui stiamo faticosamente uscendo – sperando di esserci lasciati definitivamente alle spalle la sua fase più acuta – e sulla conseguente emergenza economica che stiamo vivendo, i cui effetti potranno essere più visibili solo tra qualche mese, non essendo, al momento, chiaro un orizzonte temporale sufficientemente definito per l’uscita dalla situazione pandemica mondiale.

Credo che ogni commento sulle azioni del Governo Centrale e di quello Regionale nella gestione dell’emergenza lascerebbe il tempo che trova.

E’ vero che, probabilmente, i provvedimenti adottati in merito al lockdown del settore industriale potevano essere più misurati e mirati, privilegiando la capacità delle industrie di mettere in atto un protocollo di sicurezza adeguato, come avvenuto negli altri Paesi manifatturieri, anziché la “lotteria” dei codici Ateco, così come è vero che, in talune fasi, la comunicazione governativa ha lasciato a desiderare e creato confusione e che certamente i Decreti susseguitisi in questo periodo hanno deluso molte aspettative; va tuttavia dato atto che le decisioni prese, alcune molto dolorose, ci hanno traghettato – almeno temporaneamente – fuori da un’emergenza che in certi momenti ha fatto davvero paura.

Quello che mi fa invece piacere rimarcare è il ruolo avuto da Confindustria, a livello nazionale, e dalla nostra Unione, a livello locale, durante il periodo di maggiore incertezza.

Innanzitutto, tra le diverse associazioni di categoria, Confindustria è stata l’unica a sedersi ai tavoli e a far sentire la propria voce a tutela degli interessi delle imprese, in un clima che, ancora una volta, era (e sembra restare) di palese ostilità verso il mondo imprenditoriale ed industriale.

Credo di poter dire che, nei momenti di estrema confusione che abbiamo vissuto, particolarmente nel mese di marzo e nella prima quindicina di aprile, l’unica luce e l’unica fonte di informazioni attendibili è stata rappresentata proprio da Confindustria e, avendo l’opportunità di partecipare regolarmente alle riunioni della Consulta Territoriale con le diverse associazioni di categoria, posso sicuramente affermare che ancora oggi la differenza tra il mondo dell’industria e il resto del mondo imprenditoriale, in termini di certezze, di chiarezza normativa e di visione, è estremamente marcata.

Ancor di più mi fa piacere sottolineare l’enorme lavoro svolto a supporto di tutte le aziende associate dalla nostra Associazione, soprattutto perché credo che l’intera squadra dell’Unione, dal nostro Direttore ad ogni singolo membro dello staff, meriti questo riconoscimento.

Innanzitutto, vorrei evidenziare come l’Unione, anche nei momenti più critici, non abbia mai chiuso i propri uffici e, sia pure nel rispetto di tutte le misure preventive e protettive imposte dall’emergenza, sia sempre stata reperibile e disponibile, anche nei giorni di festività, che coincidevano, di norma, con l’emanazione di un provvedimento “in notturna”.

Il presidio di tutte le aree critiche (relazioni sindacali, ambiente, sicurezza, finanziamenti, informazione agli associati), è stato costantemente mantenuto con un grande dispendio di energie e, in maniera molto più estesa di quanto visibile, l’intera squadra dell’Unione ha svolto un’intensa e preziosissima attività di interlocuzione con le Autorità (Prefettura, Regione, Autorità di Sistema Portuale su tutti), che, ancora una volta, hanno riconosciuto nell’Unione un interlocutore credibile ed affidabile; in più di un’occasione questo importante lavoro di relazioni e l’elevato livello di credibilità ha consentito ai nostri associati di proseguire o riprendere le attività produttive e, comunque, ha sempre contribuito a tutelare al massimo livello gli interessi delle nostre imprese.

Tra le molte attività svolte si distingue in particolare il lavoro dell’ufficio sindacale e dell’ufficio economico.

Il primo è stato costante riferimento per le aziende associate e non associate con un numero di pratiche di Cassa integrazione, di ogni tipologia, elevatissimo. Pratiche che continuano ad essere seguite tuttora permettendo alle imprese di districarsi in una confusione normativa e regolamentare particolarmente accentuata.

L’Ufficio Economico ha prontamente e ad ogni orario del giorno e della notte continuato a dare informative agli imprenditori, spesso elaborando nell’immediato anche i primi commenti e vademecum per le imprese e anticipando, d’intesa con la Direzione, quanto poi sarebbe pervenuto dalla sede centrale di Confindustria; in quei giorni i tempi erano strettissimi e ci si giocava in poche ore la possibilità di poter svolgere le attività di impresa o di essere chiusi.

Inoltre, nel periodo in cui l’intero Paese si dibatteva nelle difficoltà di reperibilità delle mascherine chirurgiche, l’Unione ha ritenuto di dover intervenire con tre iniziative. Una prima ha visto l’acquisizione, tramite la società di servizi, di 30.000 mascherine “di comunità” da distribuire alle imprese “al costo”, in un periodo in cui le mascherine chirurgiche certificate o approvate dall’INAIL o dall’ISS non erano reperibili sul mercato; ne erano privi addirittura gli stessi operatori della sanità – cui sovente abbiamo noi fornito le protezioni – e non era possibile acquisirle a piccoli stock, sia per un problema di sequestri in dogana, sia per un problema di costi. Con questa operazione sono state servite 71 imprese di cui 24 del settore delle costruzioni.

Proprio per superare “l’impasse” dei sequestri, l’Unione si è fatta poi portatrice di un’iniziativa con l’assessore regionale all’Industria, Andrea Benveduti, che ha permesso di procedere all’acquisizione gratuita, tramite la Protezione Civile della Liguria, di mascherine chirurgiche da distribuire alle aziende che stavano operando durante il lockdown. Questa azione ha permesso all’Unione la distribuzione in due tranche, tra industria, servizi, porto e costruzioni, di circa 92.000 mascherine chirurgiche e 11.000 FFP2.

Infine, in vista della ripartenza di tutte le attività e per evitare che le imprese rischiassero di acquisire prodotti non certificati, l’Unione ha acquistato e donato alle imprese – utilizzando una propria riserva per iniziative – 30.000 mascherine chirurgiche certificate, servendo 75 aziende, di cui 25 dell’edilizia, acquisendole da un fabbricante locale che l’Unione, d’intesa con Regione Liguria, ha accompagnato nella certificazione durante il periodo di lockdown.

In questo contesto, l’Unione non ha dimenticato il proprio ruolo sociale e ha proceduto con donazioni sotto forma di strumenti di protezione individuale e altri supporti all’Ospedale San Paolo, a Croce Bianca, Croce Oro e Croce Rossa e alla fornitura di test rapidi alle Pubbliche Assistenze della Liguria, ha favorito il contatto tra le imprese associate e l’ASL2 per le donazioni aziendali. Infine, l’Unione ha donato la somma di 5.000 euro al sistema della Protezione Civile regionale.

Molti di voi mi hanno chiamato per farmi i complimenti sul comportamento e sull’efficacia dell’Unione in questo periodo, complimenti che, come ho detto, vanno interamente girati al Direttore e alla sua squadra.

Alcuni associati che, per motivi professionali, sono associati anche ad altre Territoriali mi hanno detto che il tipo di supporto che hanno trovato qui a Savona è stato di gran lunga superiore a quello ricevuto in altre province e credo che questo sia il migliore riconoscimento possibile del grandissimo lavoro fatto in questi mesi.

Esaurito – seppure la questione sia ancora aperta – l’argomento Covid, che, nella sua drammaticità, ha però confermato l’obiettivo programmatico di un’Unione che è associazione sana, vitale, funzionante e che costituisce strumento di rappresentanza e riferimento per le Istituzioni, passerei ad un rapido excursus sulla situazione degli altri punti di programma.

Purtroppo, non possiamo non constatare che molte attività, a causa dell’emergenza Covid, sono rimaste al palo ed è, nei limiti che ci consentirà il rispetto delle regole, mia intenzione farle ripartire.

Quello che sicuramente ha continuato a progredire è l’attività legata al rilancio del territorio e all’area di crisi.

Il lavoro dell’Associazione è proseguito sia sui tavoli nazionali sia sui tavoli regionali.

A livello nazionale è stato registrato un importante successo in quanto dopo un lavoro durato circa un anno, il Ministro dello Sviluppo Economico ha confermato l’ampliamento del finanziamento per l’Area di Crisi del Savonese di ulteriori 12,5 milioni di Euro da parte del MISE e oltre 6 milioni da parte della Regione.

L’Addendum all’Accordo di Programma, come ci ha comunicato personalmente il Ministro Patuanelli, è ora alla registrazione della Corte dei Conti, ed entro fine ottobre i fondi regionali per il bando PMI a copertura dei progetti non ancora finanziati, così come i fondi INVITALIA saranno finalmente disponibili.

Il tutto porta, anche escludendo la Cassa integrazione straordinaria che l’Area di Crisi ha permesso di erogare oltre i limiti di legge, a quasi 60 milioni la somma complessivamente messa in campo da MISE e Regione Liguria.

Davvero un risultato eccellente che ha pochi uguali sull’intero territorio nazionale!

Da segnalare anche che nel frattempo, sempre con INVITALIA, è in atto un percorso per arrivare alla sottoscrizione di Contratto di Sviluppo su Vado Ligure per un investimento aziendale di circa 15 milioni di euro.

Anche in questo caso mi fa piacere sottolineare che buona parte delle domande delle aziende ammesse al bando della Regione Liguria per le PMI con decreti di concessione già emanati e buona parte di quelle che dovrebbero essere coperte dai nuovi fondi, sono state seguite dai nostri uffici. E questo è un altro segnale della vitalità e competenza che siamo riusciti a costruire all’interno dell’Unione.

Sempre nell’ambito del marketing territoriale, in una certa misura è proseguita anche la nostra partecipazione al programma Liguria 2022, con Ambrosetti che ha svolto il proprio forum il 14 luglio scorso. Resta fondamentale essere presenti nel programma, anche se la puntata su Savona dello scorso febbraio non ha risposto alle nostre aspettative, a causa del suo svolgimento e di taluni interventi fuori luogo, per poter formulare proposte e correzioni di rotta alla Regione.

Anche per quanto riguarda le Infrastrutture molte attività sono andate avanti, anche durante il lockdown:

  • E’ proseguito senza sosta il lavoro di recupero del patrimonio viario provinciale danneggiato a seguito degli eventi calamitosi dello scorso novembre 2019, grazie anche all’enorme impegno delle nostre aziende del settore costruzioni. Nel frattempo, fortunatamente prima del lockdown, era già stato riaperto il tratto franato della A6 Savona Torino.
  • Non si sono mai fermati i lavori di messa a norma delle tratte della A6 e della Autofiori, mentre difficoltà, sempre più gravi, si sono riscontrate sulla Savona-Genova e sulla A26 nelle tratte gestite da ASPI, creando notevoli problemi per la viabilità portuale e per la logistica delle nostre merci, oltre che per il turismo di prossimità.
  • L’Unione, d’intesa con Confindustria Genova, partecipa al “Comitato salviamo Genova e la Liguria” – che altrimenti si sarebbe nuovamente e solo concentrato su Genova come per il ponte Morandi – nell’ambito del quale sono stati prospettati al MIT – per industria e portualità della nostra provincia – circa 23 milioni di euro di danni per il periodo di caos autostradale attestati anche dall’Università di Genova. Inoltre, e soprattutto, è stato richiesto al MIT che la programmazione degli interventi autunnali e futuri non si tramuti, nuovamente, in un colossale blocco della logistica. Un altro rallentamento della logistica provinciale, come quello registrato a giugno e luglio, infatti, costituirebbe un danno irreparabile all’immagine e affidabilità delle nostre produzioni, del nostro turismo e dei nostri porti.
  • Scade in questi giorni l’appalto per il rifacimento della strada di scorrimento veloce di Vado Ligure i cui lavori avranno circa un anno e mezzo di durata per le parti di maggior rilievo e sono in corso di progettazione una serie di interventi, relativi all’ultimo miglio ferroviario e viario, per collegare il terminal di Vado Ligure; è stata inoltre completata la progettazione del Casello di Bossarino, mentre è ancora bloccata l’Aurelia Bis su Savona.
  • D’intesa con la Provincia di Savona, il Sindacato e la Camera di Commercio Riviere di Liguria Imperia La Spezia Savona abbiamo infine proposto alla Regione Liguria – come intervento non più rinviabile – la Altare-Predosa, che, con il rinnovo delle concessioni autostradali e un parziale finanziamento pubblico, può trovare finalmente una risposta adeguata e resta l’unico intervento in grado di alleggerire il traffico sulla A10 e la A26 che saranno interessate per anni da lavori di manutenzione.

Tutte le altre iniziative, dall’Innovazione al Capitale Umano alla vita associativa (Unione Casa delle Imprese), sono state bloccate e, a tutt’oggi, non siamo certi di quando si potrà tornare ad una “effettiva normalità”.

Per quanto riguarda Digital Innovation Hub e vita associativa (con particolare riferimento all’attività delle Sezioni, al Comitato di Pilotaggio e al Gruppo Giovani), si può pensare ad una ripartenza attraverso un uso bilanciato di riunioni “in presenza” e conference call.

Al riguardo, l’Unione con le altre Confindustrie liguri sta presentando un progetto per interventi innovativi sulla comunicazione digitale che permetteranno, oltre ad un salto di qualità nella fornitura dei servizi stessi, anche di fronteggiare emergenze come quelle affrontate in questa primavera o comunque anche durante gli eventi alluvionali del 2019 e permettere un’attività sì anche a distanza con gli associati, ma caratterizzata da maggiore efficacia comunicativa.

Al riguardo, l’Unione sta mettendo in campo investimenti per oltre 100.000 euro.

Ovviamente non è stato possibile prevedere quest’anno, com’era nelle intenzioni, un’assemblea pubblica. Per cui dovremo, in qualche modo, trovare modalità miste di partecipazione per il futuro.

Più complicata invece la situazione relativa al Capitale Umano.

Sulla parte formazione la società di servizi ha dovuto prima sospendere l’attività, poi ha ripreso con la formazione a distanza e, ora, ha iniziato ad utilizzare modalità miste, compresa l’attività in presenza.

Si sono bloccate le attività legate alla scuola. Vedremo cosa accadrà con la riapertura, passati questi primi giorni di partenza delle lezioni, ma Fabbriche Aperte, al momento, è sospesa. Per tale ragione, stiamo cercando di ripensare le attività di indirizzo e presenza nelle scuole, anche a distanza.

In chiusura vorrei spendere qualche parola anche sulla recente elezione di Carlo Bonomi a nuovo Presidente di Confindustria e sull’attività di Confindustria in questa particolare fase.

La nostra posizione alla presentazione dei candidati, rappresentata in Consiglio Generale da Confindustria Genova, era stata che tutti e tre i candidati risultavano credibili e adeguati al ruolo e, per questo motivo, non avevamo espresso una preferenza forte.

Abbiamo quindi salutato comunque con soddisfazione l’elezione di Carlo Bonomi e devo dire che, a giudicare dalle prime uscite, la scelta è stata azzeccata.

Il neo Presidente ha usato toni e argomenti giusti per richiamare il Governo e tutte le parti sociali alla necessità di azioni incisive per un rilancio dell’economia, e sono sicuro che il suo approccio, razionale e lineare, così come il suo stile comunicativo, estremamente diretto, non mancheranno di dare risultati in un quadriennio che sarà fondamentale per infrangere l’ostilità che si è venuta a creare intorno al mondo dell’industria e per riaffermare l’importanza dell’intermediazione e del ruolo trainante che l’industria deve avere per l’economia dell’intero paese.

Quello che più mi ha colpito del nostro nuovo Presidente è la sua volontà di ascolto e capacità di sintesi, qualità di cui ha dato una grande dimostrazione non più tardi di una settimana fa, quando ha voluto riunire intorno ad un tavolo virtuale tutti i presidenti di Territoriali e di Associazioni per un momento di confronto e per condividere strategie e obiettivi.

Nel corso di questo incontro è stato inizialmente dato spazio all’argomento, ampiamente pubblicizzato dai media, del rinnovo dei Contratti di Lavoro.

A questo riguardo è stato definitivamente chiarito, semmai ce ne fosse stato bisogno, che è in atto un tentativo di strumentalizzazione da parte delle organizzazioni sindacali, in particolare della CGIL, che hanno voluto legare al cambiamento dei vertici di Confindustria un presunto irrigidimento e cambiamento di rotta per quanto riguarda il rinnovo dei Contratti.

In realtà l’intenzione di Confindustria, in assoluta coerenza con gli accordi presi e con la linea tenuta dalla precedente Presidenza, è quella di procedere ai rinnovi sulla base del “Patto per la Fabbrica”, firmato insieme a tutte le organizzazioni sindacali nel 2018, mentre i vertici CGIL, cambiati ad inizio 2019, non vogliono riconoscere il “Patto” e hanno modificato la strategia negoziale, cercando sistematicamente di by-passare Confindustria e dialogare direttamente col Governo.

Si tratta ovviamente di un comportamento inaccettabile e che non va sottovalutato. Quello che rischiamo, in particolare per un atteggiamento “di parte” di CGIL, è che si apra un “autunno caldo” sul lato della contrattazione, anche per un probabile irrigidimento ulteriore sul lato della politica nazionale, stante i risultati delle elezioni regionali. La detassazione della retribuzione derivante dagli accordi, unita ad un’innovativa politica di ammortizzatori sociali parallela alla riapertura alla possibilità di licenziamento e ad un alleggerimento contributivo per le nuove assunzioni che ci saranno quando la crisi sarà gradualmente superata, sono parte della discussione che Confindustria sta impostando a livello nazionale e che sembra essere l’unica strada percorribile.

Da questo punto di vista, l’atteggiamento anti-imprenditoriale e anti-industriale che spesso si è letto, e neppure tra le righe, nelle dichiarazioni e nelle disposizioni normative di questo governo ci preoccupa non poco.

Nella restante parte del dibattito sono stati sollevati diversi temi che costituiranno i punti fermi della futura azione Confindustriale di rappresentanza e sollecitazione nei confronti del Governo e del Parlamento; oltre all’argomento dei Contratti di lavoro, sono emersi:

  • Il tema del Recovery Fund, come risorsa essenziale per una rinascita industriale
  • L’importanza della 4.0 come fattore di competitività
  • La necessità di infrastrutture, a partire da quella digitale
  • La riforma del fisco
  • La formazione
  • Il tema ambientale

Nel condividere l’assoluta priorità di questi temi per il rilancio dell’industria nazionale, noi riteniamo fondamentale che, nell’ambito delle politiche nazionali di investimento declinate a livello locale, vengano messi in campo investimenti infrastrutturali (logistici, digitali ed energetici).

Inoltre non può non essere avviato un enorme lavoro di semplificazione e di accesso digitale all’amministrazione pubblica, dove il Decreto Semplificazioni in realtà risolve poco o nulla.

Per il futuro immaginiamo che il Governo abbia compreso che questo Paese non può permettersi un nuovo lockdown, neppure parziale, tantomeno basato sulla lotteria degli ATECO, e in questo le imprese, durante il periodo di chiusura hanno dimostrato la capacità di gestire l’emergenza e il rischio per la salute dei lavoratori in modo egregio e più che adeguato. L’Unione e le sue imprese ci sono e i nostri uffici sono pronti a garantire il supporto alle aziende perché le attività possano svolgersi nella massima tutela della salute, fermo restando che, come ormai finalmente riconosciuto dallo stesso Governo, il rischio “zero” non è scientificamente credibile.

Ci auguriamo, inoltre, che, dopo la scuola, anche la Pubblica Amministrazione in genere possa riprendere a pieno ritmo, anche perché lo smart working rischia di diventare una scusa per rallentare l’attività di istruttoria e rilascio di pareri e autorizzazioni alle imprese e ai cittadini.

Occorre, quindi, riavviare il Paese in sicurezza, con un’attenta organizzazione di prevenzione, tamponi e test rapidi, che possano instillare una maggiore fiducia nei cittadini e far ripartire la domanda anche dal lato privato, oltre che dal pubblico (lato pubblico che, peraltro, ad oggi, non vede partire alcuna grande opera pubblica diversa da quelle già precedentemente in appalto).

 

Vi ringrazio per l’attenzione.

 

                                                                              Enrico Bertossi

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