“Il nostro tessuto produttivo agroalimentare e industriale, come quello del Nord-Ovest in genere, ha un interscambio commerciale con gli Stati Uniti leggermente superiore alla media italiana: l’export supera il 13%, rispetto alla media nazionale del 10%, e l’import, considerando anche l’effetto delle tariffe che l’UE potrebbe imporre all’ingresso, si attesta oggi intorno al 12%. Quest’ultimo dato è decisamente superiore alla media italiana, ma va considerato che l’import è costituito fondamentalmente da materie prime minerarie e chimiche, queste ultime trasformate da aziende a partecipazione statunitense presenti sul nostro territorio”, così il direttore dell’Unione Industriali di Savona Alessandro Berta in merito alla questione dazi USA.
“Per questa ragione siamo certamente esposti, anche se marginalmente – prosegue Berta -. Tuttavia, essendo l’Italia un paese trasformatore, l’effetto dei dazi sulle aziende europee inciderà anche sull’aumento dei costi dei prodotti da e verso gli altri Paesi europei, andando probabilmente a influire sulle dinamiche dei prezzi, sull’inflazione, sulla produttività delle imprese e, quindi, sul PIL provinciale e nazionale”.
“Stupisce, ma non troppo, l’incapacità dei vertici Ue di comprendere il senso del negoziato in cui si trovavano: quando ti confronti con un uomo solo al comando, abituato a trattare ogni questione — anche di politica estera — come una questione commerciale, e che quindi ragiona in termini numerici, se rispondi con un fascicolo di 500 pagine (che Trump non avrebbe mai letto), significa che non hai capito con chi hai a che fare e che non sei in grado di adattarti né all’interlocutore né al contesto del negoziato”
“Ora spero comprendano che occorrono calma e attenzione per ottenere una tariffa più bassa, perché una guerra commerciale, con dazi e tariffe ritorsive da parte dell’Europa, come evocato da alcuni esponenti anche italiani, avrebbe l’effetto di trascinarci in un conflitto economico inutile e dannoso. A farne le spese sarebbero produttori e consumatori di entrambe le sponde dell’Atlantico, in particolare le fasce più deboli”, conclude il direttore dell’Unione Industriali di Savona.
