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L’allarme di Caterina Sambin: “Valbormida, serve una sveglia”

L’imprenditrice suona l’allarme: “Senza strade, ogni investimento risulta inefficace”

“Possiamo parlare di tutto, ma la priorità resta solo e sempre una, ossia, quella infrastrutturale. Siamo ingabbiati, la situazione è drammatica”. Lo dice una imprenditrice solida come Caterina Sambin, membro del direttivo dell’Unione Industriali di Savona e coordinatrice del distretto Valbormida nella stessa associazione presieduta da Angelo Berlangieri. Tre aziende di famiglia attive nella meccanica, nel comparto software e nell’elettronica segnano, complessivamente, circa 90 dipendenti. L’assoluta problematicità, ormai prolungata da oltre un lustro, causa conseguenze su ogni fronte: “Compreso quello della manodopera per un territorio che non risulta più attrattivo perché sempre più difficile da raggiungere”. L’analisi di Caterina Sambin ingloba tutte le direttrice che portano – o non portano – verso Cairo e dintorni.

“Le certezze sono finite almeno da sei anni con il crollo di Ponte Morandi e di quanto derivato da quella tragedia. Scontiamo le criticità dell’autostrada A10, ma anche l’A6 Savona – Torino è un percorso a ostacoli. Non va meglio sulla viabilità ordinaria del Cadibona e sulla direttrice che conduce verso Acqui” dichiara la rappresentante dell’Unione Industriali. Dunque, viene da chiedersi che cosa fare. Solo rassegnazione? La risposta di chi fa impresa non può limitarsi alle tinte fosche: “Per mentalità, dobbiamo essere ottimisti e nella nostra famiglia lo siamo da più generazioni. Tuttavia, le aziende operanti in Valbormida scontano un oggettivo svantaggio competitivo con la concorrenza italiana ed estera. Per continuare a investire in questo entroterra bisogna essere eroi o incauti con un confine labile tra le due definizioni”.

Sul tavolo molteplici progetti considerati tutti utili: “La Valbormida – Predosa o il raddoppio della A6 sono fondamentali per il futuro di questo polmone produttivo di Liguria. Entrambe non potranno essere operative domani mattina, ma la caduta del viadotto tra Savona e Altare, con l’ immediata ricostruzione in pochi mesi, ha dimostrato che quando c’è convinzione i lavori possono viaggiare spediti. E, questo ingrediente, pare mancare attraverso gli innumerevoli cantieri che monitorano situazioni trascurate da decenni sull’intera rete autostradale della regione. Se non ha strade, tutto il resto risulta inefficace compreso finanziamenti o vittorie nei bandi”.

Secondo l’imprenditrice non può esistere modalità differente rispetto alla massa critica perché l’urgenza non venga, ulteriormente, trascurata dal mondo politico. In questo, Unione Industriali pare soggetto leader di una richiesta d’attenzione costante: “Quanto fatto, ogni giorno, dal presidente Angelo Berlangieri risulta davvero lodevole. Qui non c’è in gioco, soltanto, la tenuta economica della valle, bensì, il futuro sociale della Valbormida. Un tempo, questa zona geografica era sinonimo di benessere, oggi, rischia d’essere la periferia di una periferia, ossia, di quel Savonese già alle prese con proprie difficoltà non secondarie. Il fenomeno, dunque, si riflette su ogni declinazione inclusa quella di un’adeguata scolarizzazione”. Il riferimento guarda al rischio che simili andamenti rischino di vanificare, pure, l’importante impegno di Unione Industriali rivolto a “Fabbriche Aperte” che rappresenta la rassegna in cui viene spiegato ai giovani come discipline tecniche o scientifiche offrano importanti occasioni di lavoro nelle aziende della provincia.

La sintesi di Sambin: “Se un territorio non risulta appetibile, si allontanano anche i giovani e una conferma giunge dalle difficoltà con cui i nostri ragazzi entrano nelle aziende di vallata. Oltre all’Itis di Savona, caratterizzato da molte iscrizioni, a Cairo Montenotte e dintorni fatichiamo per raggiungere numeri significativi a una sicura e prolungata programmazione didattica. Un tempo, entrare in azienda, era privilegio dei più bravi. Adesso, il problema dell’imprenditore locale è avere un numero di addetti sufficienti alla propria produzione. Serve un cambio di rotta, sinceramente”. Già, per dirla con Annalisa, il volto più noto di Valbormida in Italia.

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