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Salvo: la storia savonese del prosciutto “La ricetta anti crisi? Non abbassare la qualità”

È una storia che scatta nel 1856 a Savona centro. Lì, in via Pia, ancora prima dell’unita d’Italia, esisteva un piccolo laboratorio e negozio per la lavorazione suina. Poi negli anni cinquanta il signor Amedeo, suocero dell’attuale contitolare Milvia, lasciò la città per salire verso Stella: qui la creazione del nuovo stabilimento e una carriera in grado di portare decenni dopo ancora cinque milioni e mezzo di fatturato e ventisei dipendenti con una vendita di prodotti in tutto il Nord Ovest, ma anche nel Sud italiano. Chi sta al timone da anni come Milvia Vallarino dice che il calo dei consumi si avvertito in modo sensibile soprattutto negli ultimi quanto anni:

“Sentiamo il contraccolpo dei piccoli negozi che lasciano il passo. Tuttavia alla grande distribuzione dobbiamo essere grati perché ci permette di lavorare molto. Fuori di dubbio che sia cambiato il modo di operare”.

Non sono più i tempi del suocero Amedeo, quelli attuali. Salvo punta su prosciutto cotto di estrema qualità. La produzione può arrivare a commercializzarne fino a duemilacinquecento la settimana.

“La priorità e l’impegno principe traguardano alla qualità”. Qui chi governa il ciclo, nonostante tutto, dice ai giovani: “C’è ancora posto in questo settore, ma bisogna puntare sempre di più sulla ricerca perché il consumatore aumenta ogni giorno le richieste”.

Tutto ricordando i tempi andati, quelli del rapporto diretto con i clienti delle botteghe di paese oggi scomparse.

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